La psicoterapia in metafora
Mi piace pensare la psicoterapia attraverso la metafora dell’andare in cordata. La decisione di intraprendere un percorso psicoterapeutico prende il via da una spinta interna: è una scelta di cui si avverte la necessità, di cui si coglie il significato, il senso specifico. Un movimento che tende verso una mèta fittizia, che implica una costruzione attraverso un disegno, comprende la costituzione di un progetto. Questa scelta potrà condurre a una maggiore comprensione e definizione del riconoscimento di sé, potrà favorire un’accettazione dei propri limiti, potrà sviluppare l’interesse per l’altro.
Ancora prima di partire occorre essere nelle condizioni adatte e, in qualche misura, predisposti, possedere una dotazione personale di base costituta da una buona disposizione nei propri confronti, attenzione per l’altro, sensibilità, curiosità, irrequietezza e inquietudine. Occorre essere già attrezzati per affrontare eventi non sempre prevedibili, situazioni scomode e dolorose, emozioni incontenibili e sconosciute, solitudine e smarrimento, pericoli e paure.
Il compagno di viaggio

A questo punto si sceglie un altro, un compagno di viaggio, una guida, un esperto, qualcuno con cui poter interagire durante l’esperienza, un altro da sé che aiuti e consenta di portare a termine il progetto, arrivando in vetta o concludendo la terapia attraverso un percorso nuovo e “utile” per quell’individuo specifico, attraverso un itinerario che non si ripeta e non si sovrapponga a quelli già battuti o a quelli troppo consueti: l’utilizzo a oltranza delle difese. È bene portare con sé la corda: essere interessati alla relazione terapeutica. In alcuni passaggi difficili o esposti è indispensabile consolidare il legame formando una cordata: una cordata a due è rapida e agile nei movimenti (transfert/controtransfert), nelle scelte improvvise e nei cambiamenti di rotta che l’ambiente può imporre. Si sale verso l’alto comunque da soli, ci si riconosce come interpreti assoluti della propria vita, ma ci si trova anche “legati” all’altro, si diventa responsabili di entrambe le parti (affermazione di sé/sentimento sociale). Sarà questo aspetto a “limitare” la libertà di sciogliere la cordata in qualsiasi momento: il legame ritrova il proprio significato nelle due direzioni e nei propri costituenti implicando potenzialità, responsabilità, doveri. La cordata potrà essere sciolta nel momento in cui verrà ritrovato un accordo tra le parti, nel momento in cui entrambi lo decideranno (conclusione del trattamento).
Nuove prospettive
Salendo si impara a vedere da una nuova prospettiva. Si creano possibilità di conoscenza per ciò che prima o altrimenti non era visibile: si entra in valli nascoste, lo sguardo coglie il panorama dall’alto, si è colti dallo stupore e dallo sconcerto per quel mondo così vicino, eppure rimasto così estraneo (la scoperta delle dinamiche inconsce).
Il percorso viene prima immaginato e poi realizzato. In realtà i due momenti si succederanno e si intersecheranno continuamente durante lo svolgimento. Salire verso l’alto offre la possibilità di tracciare una via, la propria via, sulla parete della montagna: la via diventa segno del transito, metafora dell’esperienza emotiva offerta dalla situazione analitica.
Dott.ssa Gloria Aragno Psicologa, iscritta all’Albo degli Psicologi della Liguria (Sez. A, n. 2817) con formazione specialistica in ambito criminologico-forense. Specializzanda in Psicoterapia Psicoanalitica dell’infanzia, dell’adolescenza e dell’età adulta. Terapeuta EMDR II Livello. Psicodiagnosta Rorschach R-PAS. Docente in Scienze Umane| Albenga (SV) | 3297863109 – aragno@ordinepsicologiliguria.it | Questo sito utilizza i cookie per migliorare la navigazione. Privacy Policy qui | 2021